Chi Siamo
La nascita della Società di studi Fiumani
La prima istituzione della Società di Studi Fiumani prese vita a Fiume nel 1923 dalla disciolta Deputazione Fiumana di Storia Patria operante fin dal 1910, sostenuta dal comune. Eredita il “Bullettino della deputazione Fiumana di Storia Patria” che ha realizzato 8 volumi e la rivista “Fiume” diventa organo della società prendendo il posto del “Bullettino”.
Con il primo presidente Guido Depoli l’intendimento era quello di comporre, nell’ambito culturale e dopo l’impresa dannunziana, gli aspri dissidi insorti fra il movimento annessionista e quello autonomista. Dopo gli eventi legati al conflitto mondiale e l’esodo di gran parte dei fiumani, fu ricostituita in esilio a Roma nel 1960 da alcuni intellettuali fiumani esuli in Italia, tra i quali il germanista Enrico Burich, il filosofo Giorgio Radetti e l’archivista Gian Proda.
Il 27 novembre 1960 la Società di Studi Fiumani rinacque quindi a nuova vita per riprendere, in mutate e assai più difficili condizioni, l’antica attività, il primo presidente fu Attilio Depoli.
L’idea del Museo Storico
Nel frattempo, era nata l’idea di raccogliere in un Archivio Museo storico le memorie sparse di Fiume nel 1956 in una corrispondenza tra Luigi M. Torcoletti e Nino Perini in occasione di una mostra di cimeli fiumani.
Alcuni anni dopo, in un incontro a Venezia dello storico fiumano Attilio Depoli con alcuni amici, l’idea acquistò una forma più concreta. Si parlò allora della sorte che attendeva i documenti, le pubblicazioni edite a Fiume nel corso dei secoli fino ai giorni nostri, i cimeli, le stampe, le raccolte di giornali in possesso di tanti concittadini, le lettere di personaggi che avevano partecipato alla vita della città nei suoi momenti più drammatici. Questi ricordi, conservati con amorosa cura e messi in salvo spesso fortunosamente al momento dell’esodo, correvano il pericolo di andar dispersi, se non si fosse in qualche modo provveduto al loro recupero e alla loro custodia. Fu in quel momento che Depoli avanzò la proposta di costituire un Istituto con il preciso compito di raccogliere e conservare quel materiale d’importanza storica per tramandarlo alle generazioni future quale tangibile memoria di Fiume e delle lotte secolari dei fiumani in difesa dell’identità italiana della città, e contemporaneamente di dar vita un Centro di studi fiumani. E quale istituzione avrebbe potuto assolvere al compito a cui pensava Depoli se non la gloriosa Società di Studi Fiumani?
I primi materiali
Tra i suoi primi atti vi fu l’appello lanciato a tutti coloro che possedevano cimeli, documenti, pubblicazioni, perché ne facessero dono all’istituendo Archivio Museo. L’appello non cadde nel vuoto e ben presto cominciò ad affluire alla casa di Gian Proda un abbondante materiale di valore storico. Così Enrico Burich, succeduto come presidente ad Attilio Depoli scomparso il 1° marzo 1962, poté dichiarare, aprendo i lavori della seconda assemblea generale della Società di Studi Fiumani nel 1963: “Avremo una sede dignitosa e dobbiamo esserne grati all’Opera. […] Pensate, un’esposizione permanente delle cose nostre più care: documenti insigni, riproduzioni fotografiche delle nostre case, del nostro Corso, della nostra Cittavecchia, i proclami che attestano delle nostre lotte per l’italianità, della nostra attività nel campo culturale come in quello economico […]. Ma non solo un luogo sacro ai nostri ricordi vogliamo creare: ci muove il desiderio di dare vita ad un Centro di Studi Fiumani, con un archivio e una biblioteca: riunire ciò che si è stampato intorno a Fiume, a cominciare dai secoli passati per arrivare agli anni nei quali Fiume assurse a simbolo nazionale”.
Statuto
Come da Statuto, l’attività dell’Associazione è diretta soprattutto alle scuole di ogni ordine e grado di Roma e del Lazio. Essa promuove convegni e seminari sulla storia dei fiumani, degli istriani e dei dalmati e organizza iniziative culturali con le terre di origine, oggi appartenenti alla Slovenia e alla Croazia. Dal 2001 al 2010 l’Associazione è stata iscritta all’albo degli istituti culturali riconosciuti dalla Regione Lazio ed ha ottenuto il riconoscimento giuridico dalla Regione Lazio. L’attuale presidente è MARINO MICICH. Il vicepresidente è Gianclaudio de Angelini. Il segretario è Emiliano Loria.
Cariche Sociali dal 2023-2025
Presidente
Prof. Giovanni Stelli
Vice-presidente
Dr. Roberto Serdoz
Segretario generale e tesoriere
Dott. Marino Micich
Curatore della Biblioteca
Dott. Franco Laicini
Curatore dell'Archivio
Dott. Emiliano Loria
Consiglieri
Abdon Pamich
Massimo Gustincich
Augusto Sinagra
Anna Lucia Valvo
Niella Penso
Gianni Bulian
Marino Segnan
Evimero Crisostomi
Maurizio Brizzi
Soci
Al 31/12/2020 i soci effettivi sono 352.
La quota d’iscrizione per i soci ordinari è di € 30,00. La quota di € 60,00 contraddistingue i soci benemeriti.
L’adesione comporta la compilazione di una scheda e la presa d’atto dello statuto sociale.
L’assemblea dei Soci ha la facoltà di nominare dei soci onorari, che dal 1990 ad oggi sono:
- SEN. A VITA LEO VALIANI (Presidente Onorario)
- PROF. RENZO DE FELICE
- PROF. MIKLÓS VÁSÁRHELYI (Presidente Onorario)
- ROBERTO MENIA
- CARLO AMEDEO GIOVANARDI
- FABIO RAMPELLI, già consigliere regionale
- IL DOTT. ANDREA PETRICH, Primo Conservatore del Museo Fiumano
- IL SEN. LUCIO TOTH, magistrato, Presidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
- MAURIZIO GASPARRI
- LUCIANO VIOLANTE
- FRANCESCO SAMMARTINO, imprenditore e generoso sostenitore
- IL CAV. GR. CR. GIUSEPPE SCHIAVELLI, giornalista e scrittore fiumano
- PROF. ANITA ANTONIAZZO BOCCHINA, artista, scrittrice e ricercatrice storica
- PROF. AVV. CLAUDIO SCHWARZENBERG, docente universitario e Sindaco del Libero Comune di Fiume in Esilio
- MAESTRO NINO SERDOZ, musicista
- IL CONTE GUIDO OGGIONI TIEPOLO DI ALMORO’, legionario di Gabriele D’Annunzio
- AVV. LUIGI PETEANI, cultore di storia fiumana
- RICCARDO ZANELLA, figlio del Presidente dello Stato Libero di Fiume
- GIUSEPPE PARLATO, docente universitario, direttore Fondazione “Ugo Spirito” e Rettore Libera Università “S. Pio V”
- FRANCESCO PERFETTI, docente universitario, direttore di «Nuova Storia Contemporanea»
- PROF. CARLO GHISALBERTI, docente universitario a “La Sapienza” di Roma
- CAV. LUCIA FORETICH, a perenne memoria, le sue generose e ripetute donazioni hanno dato nuovo impulso alle attività sociali
- WALLY SEBERICH, vedova del giornalista fiumano Giuseppe Schiavelli
- ABDON PAMICH, campione olimpionico e mondiale di marcia
- SALVATORE GRILLO
- AUGUSTO SINAGRA, docente universitario a “La Sapienza” di Roma
- ERVIN DUBROVIC, direttore Museo Fiume-Rijeka
- ALDO INNOCENTE, imprenditore, generoso sostenitore del progetto vittime italiane a Fiume (1939-1947)
- PROF.SSA ESTER CAPUZZO, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Roma Sapienza
- SIMONE CRISTICCHI, cantautore e attore
- ALDO DI BIAGIO
- CARLO ERMINI, già dirigente della Regione Lazio
- GIORDANO BRUNO GUERRI, Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani
- M° FRANCESCO SQUARCIA, violista e cantante fiumano
Il Manifesto Culturale Fiumano
La Società di Studi Fiumani, che preserva e tutela nella sede dell’Archivio Museo Storico di Fiume a Roma la memoria storica dell’identità culturale fiumana di carattere italiano, in base alle sue finalità statutarie ispirate allo spirito europeo dei nostri tempi intende promuovere rapporti di collaborazione con tutti gli istituti e tutte le organizzazioni che, nell’attuale città di Fiume denominata Rijeka nell’ambito della Repubblica di Croazia e altrove, si propongano analogo fine: studiare, custodire, e sviluppare l’identità culturale della città.
La Società di Studi Fiumani, ben consapevole dell’ineludibile realtà storica di un’identità culturale fiumana di carattere croato, oggi assolutamente prevalente, sollecita la collaborazione di tutti coloro che di tale identità croata si fanno interpreti al fine di realizzare concretamente, nell’ambito della cultura europea, il superamento d’ogni anacronistica contrapposizione e ricostruire così, insieme, la storia della città nel pieno rispetto delle due culture, italiana e croata, riconoscendone la necessaria complementarità nel secolare percorso formativo dell’identità fiumana e apprezzando ogni altra cultura che alla costruzione di tale identità ha in qualche modo contribuito.
Ai Fiumani, sparsi per il mondo, protagonisti di un esodo collettivo dalla città d’origine dopo il secondo conflitto mondiale, a quanti in essa immigrarono dopo tale evento, a quanti, italiani e croati vi rimasero, a quanti nell’ambito europeo intendono favorire la crescita del patrimonio culturale della città richiamandosi al contributo storico della propria specifica identità nazionale, agli intellettuali d’Italia e di Croazia la Società di Studi Fiumani rivolge questo appello per ottenere la loro convinta partecipazione all’attività che essa si propone di svolgere con rinnovato e più vasto impegno in vista degli scopi ora indicati. Con felice intuizione il nostro secolo è stato definito, da Eric J. Hobsbawm, il «secolo breve». I grandi avvenimenti che hanno sconvolto il mondo in due guerre di sterminio hanno anche determinato una rapida successione di mutamenti territoriali in virtù dei quali lo spostamento, forzato o spontaneo, di consistenti gruppi etnici ha stravolto secolari identità culturali. Le ideologie, la cui forza egemonica si era affermata con una crescita impetuosa e apparentemente inarrestabile, hanno subito un improvviso tramonto, lasciando dietro di sé ampi spazi vuoti nei criteri di gestione del potere politico, nelle linee d’orientamento delle diversità culturali, nell’assetto sociale delle comunità, nelle stesse radicate idealità elementari che motivano la partecipazione attiva dell’individuo al gruppo sociale d’appartenenza. Il progresso tecnologico ci porta alle soglie del terzo millennio con una serie impressionante di conquiste, dall’informazione e comunicazione in tempo reale allo sfruttamento dell’energia nucleare, alla clonazione sperimentale degli esseri viventi. La scienza sembra oggi identificarsi sempre più con la razionalità strumentale della tecnica e quanto più dispiega la sua potenza tanto più sembra prendere congedo dalla saggezza. Dietro a noi stanno, di contro, i millenni in cui la scienza futura trovava i propri presupposti teorici solo nella forza del pensiero filosofico. Ai successi della tecnologia fanno riscontro, infatti, una serie di gravi problemi irrisolti: la fame nel mondo, l’inquinamento ambientale, le guerre convenzionali con l’incubo, ancora attuale, di un conflitto atomico, e anche la gelosa conservazione di concezioni dogmatiche d’ordine religioso, politico, economico, morale, culturale e sociale che stentano ad adeguarsi alle mutate condizioni della vita umana per aiutarla a precorrere il futuro. È all’interno dei grandi avvenimenti del «secolo breve» e dei problemi e delle contraddizioni del nostro tempo che va collocata la vicenda della città di Fiume-Rijeka in quanto vicenda emblematica.
La storia-verità che proponiamo non trascura alcuna causa e alcun effetto e, in quanto scienza, si sottrae al condizionamento di qualsiasi vincolo religioso, morale e politico nella consapevolezza che religione, morale e politica sono anch’esse fattori mutevoli della storia umana. In questa storia-verità Fiume-Rijeka, con il suo territorio nell’ambito del golfo del Quarnero, antico crocevia di culture diverse, sbocco d’interessi convergenti dal bacino danubiano all’Adriatico che unisce la penisola italica ai Balcani, votata alle vie del mare, può e deve trovare, nella sua interezza, il posto che le compete, non solo nelle storie nazionali che l’hanno percorsa e che ora la percorrono ma anche nella più vasta storia europea. Il «secolo breve» ha portato la città dalla sovranità ungherese a quella italiana e dalla sovranità della Repubblica socialista federativa jugoslava a quella della Croazia indipendente invertendo radicalmente, lungo questo cammino, i rapporti numerici fra le sue maggioranze e le sue minoranze etniche, modificando sostanzialmente usi, costumi e regole di carattere linguistico, giuridico, associativo, economico e culturale. Ma di contro appaiono in essa, ancora contenute e frenate, quando non represse e mortificate, le enormi e inespresse potenzialità che il suo ruolo tradizionale e la naturale collocazione da sempre le hanno assegnato.
Mediante il rinnovato interesse per gli studi fiumani si intende contribuire alla loro evidenziazione e alla loro crescita, illustrando, nella sua globalità, la cultura che ne costituisce il necessario fondamento. Nulla di quanto è accaduto nel corso di questo secolo può essere compreso senza riferimento alla realtà dinamica della storia dei secoli precedenti ed ogni evento dei secoli precedenti si ripercuote sul presente: negativamente, per quanto può costituire ostacolo allo sviluppo futuro della vita cittadina, positivamente, per tutto ciò che tale sviluppo può agevolare e promuovere. È in questa prospettiva che la lunga storia dei rapporti italo-croati, tormentata troppo spesso dai diritti e dalle priorità della prevalenza etnica, va sottratta alla perversa logica di nazionalismi contrapposti per essere restituita scientificamente alla «storia giustificatrice», sulla base del concetto crociano alternativo a quello di «storia giustiziera». È la storia «giustificatrice» che può evitare alla cultura croata il danno di farsi oggi involontaria «giustiziera» della cultura italiana a Fiume. È la cultura dell’esodo fiumano nel «secolo breve» che ha l’obbligo di non morire nella «città della memoria», rendendo giustizia alla «città del presente» che i croati e gli italiani rimasti hanno contribuito a creare. La «città del presente» accetti la giustificazione della «città della memoria» che gli esuli conservano. Italia e Croazia vi giustifichino insieme l’ideale europeo e ad esse si associno quanti hanno concorso nel tempo, in maggiore o minor misura, alla formazione del patrimonio culturale della città: ungheresi, austriaci, sloveni, serbi, francesi e inglesi, cattolici, ortodossi, evangelici ed ebrei. La cultura della città, in ogni tempo e sotto ogni potere politico, anche il meno liberale e il meno favorevole alla sua naturale vocazione, ha trovato sempre e comunque la forza di reagire autonomamente reclamando, come ha potuto, il rispetto e l’accettazione d’ogni diversità in essa presente. Per tali ragioni riteniamo di far nostra, per Fiume-Rijeka, sottraendola alla suggestione d’ogni contingente retorica che l’ha potuta ispirare, l’esemplare definizione di «città di vita». Noi lavoriamo perché rimanga tale anche nel futuro europeo della Croazia indipendente.
Perché l’Archivio Museo
Nel 1964 venne inaugurata ufficialmente la sede dell’Archivio Museo Storico di Fiume in un immobile di due piani concesso in affitto, grazie all’interessamento di Gian Proda, dall’Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati e situato all’interno del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma (EUR) in via Cippico 10. Successivamente i locali furono acquistati dalla Società grazie al contributo offerto da Oscarre Fabietti (1912-1993), allora sindaco dell’Associazione “Libero comune di Fiume in esilio”. Burich scomparve a Modena il 12 ottobre 1965, ad un mese di distanza dalla dipartita di Gian Proda, primo Conservatore dell’Archivio Museo. La Società di Studi Fiumani continuò l’opera dei suoi fondatori e la portò a compimento. Oltre a Depoli, Radetti, Burich e Proda vanno ricordati tra i fondatori Giovanni Gustincich e Andrea Petrich. L’Archivio Museo Storico di Fiume è dotato, grazie ad alcuni generosi lasciti, di un razionale arredamento e il materiale finora raccolto, che s’accresce di continuo in forza di nuove donazioni, viene ordinato, catalogato e schedato in modo da poter essere utilmente consultato dagli studiosi. Custodisce attualmente una ricca raccolta di documenti, tra cui due versioni italiane manoscritte dello Statuto concesso a Fiume dall’imperatore Ferdinando I nel 1530 (una risalente al ‘500 e un’altra redatta nel ‘700), le lettere autografe di d’Annunzio ad Antonio Grossich, il libro dei verbali della “Giovine Fiume”, la prima società irredentistica fiumana, l’Archivio personale di Riccardo Zanella, documenti di interesse fiumano degli archivi personali di Oscar Sinigaglia, Andrea Ossoinack, Antonio Grossich, Giovanni Giurati, carte geografiche e stampe, dipinti di pittori fiumani e quasi un migliaio di fotografie, oltre a cimeli storici di ogni genere. Tra i vari fondi va ricordato il fondo Esodo giuliano-dalmata.
La Biblioteca annovera, oltre a numerosi volumi soprattutto di interesse fiumano, istriano e dalmata, molte annate di riviste e di quotidiani pubblicati a Fiume sino al 1945 (Eco di Fiume, Gazzetta di Fiume, Il Popolo, La Bilancia, La Vedetta d’Italia, Studio e Lavoro, Varietà, La Difesa, Vita Fiumana, La Vedetta, Giovine Fiume, Liburnia, Fiume, ecc.). Un cimelio particolarmente interessante è costituito da una copia, l’unica esistente, del primo giornale uscito a Fiume nel 1813, Notizie del giorno. L’istituzione creata dalla Società di Studi Fiumani offre agli studiosi della storia di Fiume e dell’area liburnica una indispensabile base di documentazione e di consultazione, che via via, come si è detto, si arricchisce. Un nuovo impulso è venuto dalla collaborazione dei giovani che operano nell’ambito dell’Associazione per la Cultura Fiumana Istriana e Dalmata nel Lazio fondata nel 1995; a questa Associazione, che ha sede negli stessi locali della Società di Studi Fiumani, è stata affidata, a partire dal 1998, la gestione del patrimonio culturale dell’Archivio Museo. Con il decreto n. 103089 del 12 luglio 1972 del Ministro della Pubblica Istruzione l’Archivio Museo Storico di Fiume è stato dichiarato “sito di eccezionale interesse storico e artistico”. Inoltre, il 20 febbraio 1987 l’Archivio Museo è stato dichiarato dalla Soprintendenza Archivistica del Lazio (documento n. 103111) “di notevole interesse storico” e pertanto sottoposto alla disciplina di tutela prevista dall’art. 38 del DPR n. 1409 del 30 settembre 1963. Infine, l’Archivio Museo Storico di Fiume è stato riconosciuto dalla legge n. 92 del 30 marzo 2004, che ha istituito il Giorno del Ricordo “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” e che all’art. 2 recita: “Sono riconosciuti il Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma.